Yoga Sciamanico

di Monica Sabbadini (fotografie di Roberto Cadeddu)
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Lo yoga sciamanico (termine mirabilmente individuato dallo storico delle religioni e scrittore romeno, Mircea Eliade nel suo libro “Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi” Ed. Mediterranee 1995 pag.442) unisce l’esperienza tribale di tutti i popoli alla mistica dello yoga, tantrica, lamaista e buddista. In queste pratiche ricorre il termine “volo magico” che si riferisce sostanzialmente al superamento della condizione umana per giungere all’assoluto, ma anche per ritrovare lo spazio mistico interiore che è un “luogo” sacro, fonte di visione e di autoguarigione.

Altro elemento in comune è la “morte mistica” e cioè l’abbandono dell’abituale stato di coscienza, la rottura della gabbia dell’io: la personalità di facciata, spesso schematica, origine di un corpo rigido e pieno di contratture.

Si diventa sciamani -guaritori di se stessi ed eventualmente degli altri- solo in seguito ad un processo di morte e rinascita. È un’iniziazione che si compie in uno stato non ordinario di coscienza, ampliato: in sogno o durante la trance leggera indotta da una particolare e protratta respirazione, dal suono del tamburo, dal canto di mantra o dalla danza.

Lo sciamano è un grande conoscitore della morte poichè l’ha sperimentata più e più volte. Sa che essa genera tutte le paure, ma solo dopo averla attraversata, con  il coraggio di “guardarla in volto” ha potuto guarire la vita. L’ha trasformata radicalmente.

La dissacrazione di tutte le teorie, dei simboli, delle immagini, delle emozioni, dei legami affettivi, dei ruoli, è il mezzo attraverso il quale lui/lei ritorna alla libertà ed alla spontaneità dell’essere, nonchè alla comunione con la Natura, a cui sente, nel profondo, di appartenere.

Il prevalere della mente razionale a scapito dell’istinto, ha portato l’uomo ad allontanarsi dalla Natura e di riflesso da se stesso e a divenire un essere inevitabilmente “spezzato” ed infelice, alienato dalla realtà che la sua stessa mente conosce. La creatura ignora che quella realtà  è  ciò che i mistici chiamano il “velo di Maya”, l’illusione. La vera realtà è inconoscibile con la sola ragione.

Con lo Yoga sciamanico ci si può ricongiungere a quel principio intelligente che è nella natura e di riflesso nelle profondità del corpo, per ritrovare la sincronicità di cui godeva spontaneamente l’uomo primitivo. Il cuore, l’intuito, l’istinto possono aiutare la ragione a ristabilire la comunione con la coscienza universale.

Lo sciamano usa il corpo,  quale strumento essenziale della conoscenza, dal quale non si  può prescindere, dal momento che nessun tipo di realizzazione è possibile se non si passa attraverso di esso. È materia versatile e intelligente, fonte di informazioni.

La consapevolezza del corpo, riavvicina alla natura che è esistenza, coscienza, poesia e bellezza. Con tale presupposto, si può trova il potere di guarire, di prevedere, di conoscere e di trasformare. Ciò accade quando si sviluppa la capacità di abbandonarsi al fluire dell’energia e della forza senza giudicarla, bloccarla e opporre alcuna resistenza.

Solo attraverso il “surrender” (la resa, l’abbandono), lo sciamano ottiene l’estasi. Perdendo tutto (le proprie convinzioni, certezze, sicurezze, abitudini) accade la magia: il cambiamento in conformità alla volontà cosciente.

Il mondo dell’estasi sciamanica è popolato da spiriti, entità, divinità: energie e simboli allo stato puro; personaggi da favola, quelli a cui i bambini spontaneamente danno anima nella realtà o rivedono nei sogni. La capacità immaginativa è l’anticamera del potere di visione, il propellente per “sciamanizzare”, la possibilità di ricreare la propria esistenza e realizzare le intime aspirazioni.

Lo sciamano così come è un grande conoscitore della morte lo è della psiche umana. È assolutamente vivo poichè danza nella molteplicità  e riesce a riunificare gli opposti. Vive a proprio agio nella Terra di Mezzo, sapendo muoversi con abilità nel mondo del Cielo e della Terra. Ha sconfitto la paura e la prudenza del mondo, ma soprattutto non si lascia schiacciare né condizionare dalle immagini di questo mondo, frutto di una psiche snaturata.

Ha una visione della vita molto poetica e creativa, scanzonata, ironica e riesce ad avere sempre il giusto distacco dalle situazioni e dagli eventi. Vive le emozioni e le esperienze totalmente, senza pregiudizi. Sa che è solo l’esperienza, il veicolo della conoscenza e della trasformazione.

L’intuito, una qualità non razionale, lo guida.

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